Chiesa di S. Maria del Paradiso o di S. Sebastiano

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La Chiesa “S. Maria del Paradiso”, comunemente consacrata al culto di “S. Sebastiano”,che si trova in via Poggio del Carancino n. 31, in Belvedere, vanta una storia affascinante ed a tratti anche misteriosa.

Che l’edificio religioso sia stato dedicato alla Madonna, appare subito evidente dai motivi architettonici posti sulla facciata frontale: due festoni ornanti i monogrammi di Maria Vergine, situati sull’arco del portico il cui basamento poggia su tre gradini, l’altro sul finestrone rettangolare sovrastante l’ingresso, ai cui lati una coppia di paraste sostiene un architrave, su cui si accampano due elementi decorativi, congiunti da altrettanti semiarchi al finestrone superiore.

Strutturalmente l’edificio si presenta con pianta a croce latina, composto da un’unica navata, congiunta all’abside (contenente l’altare maggiore) da un’arcata sorretta da due costoloni laterali e fregiata al centro da un’iscrizione posta su un drappo marmoreo sorretto ai lati da morbide figure di angioletti. Il contenuto dell’iscrizione riporta la parte iniziale di un versetto tratto dal Secondo Libro dei Paralipomeni della Bibbia: <<ELEGI, ET SANTIFICA VI LOCUM ISTUM UT NOMEN MEUM IBI IN SEMPITERNUM. Paralip.>>

In ultimo, appare di particolare importanza ai fini della ricerca storica sull’edificio, la cripta sotterranea della Chiesa, caratterizzata da una bassa volta a botte, sostenuta da un arco che separa due riquadri stuccati, posti sulle pareti laterali, da una zona, con soffitto concavo, caratterizzata da una finestrella a forma di mezza luna e da un pavimento su cui poggia una lastra marmorea. Attualmente vi è la sede dell’Agesci SR12

La costruzione della chiesa inizia nella seconda metà del Settecento, e vede la partecipazione attiva della gente di Belvedere alla sua realizzazione, accanto al loro signore, Don Vincenzo Raffaele Bonanno e Filingeri, che era Principe di Linguaglossa.

E non si badò al risparmio in questo, vista la qualità dei materiali e della manodopera: perfino Gianfoma (n.d.r. dovrebbe essere Gianforma Giuseppe da Palermo) da Spaccaforno, un noto artista locale del tempo, l’arricchì di meravigliosi stucchi.

La Chiesa ebbe diverse intitolazioni: “Beata Maria Vergine dei Sette Dolori” (1828), “S. Maria delle Grazie” (1846); fino al 1858, in cui riacquista il titolo di “Santa Maria del Paradiso”.

La presenza, poi, a partire dalla metà del sec. XIX, di un altare dedicato a S. Sebastiano, rende merito e storicità a un culto ancora vivo e attuale che vede il culmine il 20 gennaio nel corso dei festeggiamenti dedicati al compatrono S. Sebastiano durante i quali i cosiddetti “nudi” dopo la tradizionale processione o “viaggiu” si accingono a baciare i gradini della suddetta Chiesa.

Infine bisogna ricordare che la chiesa è stata chiusa al culto nel 1960.

La riapertura al culto, dopo radicali lavori di restauro e di messa in sicurezza durati circa un anno eseguiti dalla ditta SICE s.r.l. di Aragona (AG), sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa previo finanziamento a curca dell’Assessorato regionale ai beni Culturali e Ambientali, è avvenuta il 15 gennaio 2006, con la dedicazione del nuovo altare a cura dell’arcivescovo  di Siracusa, Mons. Giuseppe Costanzo.

Il 14 gennaio 2007, nell’approssimarsi della festa di San Sebastiano, nella chiesa viene collocato nella parte centrale dell’abside, dietro l’altare maggiore, un Crocifisso in legno, scolpito da maestri di Ortisei (BZ) donato dai “nuri” posto su una croce lignea, ad estremità trilobate con bordi in argento meccato, donato dal signor Francesco Violante, proprietario del Bar Eurialo di Belvedere.

Nella nicchia di destra è stato posta una gigantografia del quadro di “S. Sebastiano” di Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma (1477-1549), esposta nella Galleria Palatina di Firenze, mentre nella nicchia di sinistra la statua della Madonna Addolorata, su basamento ligneo laccato con cornici in argento meccato decorato con un cartiglio centrale riproducente il monogramma che richiama quello già presente sulla facciata della chiesa, risalente agli anni Trenta del ‘900, che si trovava nei magazzini della Chiesa Madre e che in passato è stata esposta nella Chiesa Madre a fianco al Crocifisso quando occupavano l’altare oggi dell’Immacolata.

Ai piedi è stato posto al termine della processione del  Venerdì Santo 2017 il simulacro del Cristo Morto.

via Poggio del Carancino n. 31, in Belvedere

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